Carnevale in Sardegna, Un viaggio tra maschere e riti

Il Carnevale in Sardegna inizia molto in anticipo rispetto ad altre regioni d’Italia. Già dal 17 Gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate con i fuochi d’artificio ed eventi che proseguono fino al mercoledì delle Ceneri. Prima di immergerci completamente nell’atmosfera carnevalesca sarda, è importante comprendere le origini di questa festività. 

Brevemente ricordiamo che il Carnevale era un momento molto atteso dal popolo perché permetteva, senza ripercussioni, di interpretare la realtà rovesciandola e scherzandoci sopra. Le maschere garantivano l’anonimato, per cui il ricco e il povero potevano giocare su tutto, anche sul clero. “Una volta l’anno è lecito impazzire” («semel in anno licet insanire») dettava il proverbio, a giustificare la follia che faceva da padrona per quei giorni lungo le strade. Attenzione però, l’origine di questa festa stravagante non è cristiana ma pagana, e in particolare, prima dalle feste greche dedicate a Dioniso in epoca classica, poi dai Saturnali della Roma antica. Dal Medioevo a seguire, il Carnevale prende le vesti di riti, maschere e costumi che oggi conosciamo. 

Pare che l’usanza del travestimento sia arrivata a Roma dalla festa dedicata alla dea egizia Iside, in cui alla fine dell’anno si portava in processione un uomo avvolto da pelli di capra, frustato con bacchette. Indossare un costume, soprattutto per la gente del popolo durante il rigoroso Medioevo, dava la libertà di essere altro da sé e divertirsi nelle vesti di qualcun altro socialmente diverso.

Anche in Sardegna il Carnevale è dunque una festività della finzione teatrale, del capovolgimento della realtà, della beffa delle alte gerarchie e della sacralità. Ma ciò che colpisce dei riti tradizionali di questa terra è il profondo legame con l’epoca arcaica, la realtà rurale e il trascorrere delle stagioni in simbiosi con il ciclo della vita. 

Altra caratteristica è che per tutta l’isola il Carnevale si festeggia con riti propiziatori differenti da paese a paese. Quindi, una volta arrivati ad Olbia, in aeroporto o traghetto, il consiglio è contattare il Servizio Taxi Olbia, oltre che per farsi accompagnare in hotel, anche per visitare i luoghi più caratteristici del Carnevale in Sardegna. A seguire alcune delle celebrazioni tra le più famose e legate in modo viscerale alla propria origine:

Partendo da nord troviamo il Carrasciali Timpiesu a Tempio, in provincia di Olbia, conosciuto per maschere, costumi, balli folkloristici e canti su carri allegorici che concludono il percorso nella piazza centrale dove viene messo al rogo una riproduzione del Re Giorgio. Le origini di questo rito sono di epoca preromana, quando si dedicavano sacrifici affinché la terra fosse fecondata in onore di Giorgi, la divinità della terra. Se durante i giorni dedicati a questa festa dovete raggiungere Alghero, potete alternare le visite al paese catalano con le sfilate e l’allegria del carnevale del posto, chiamato lo Carraixali de l’Alguer. 

L’allegria e la magia dei carri allegorici si ritrova anche al sud della Sardegna, in particolare imperdibili sono le sfilate del Carnevale Guspinese, conosciuto nell’isola come diIs Cambas de lInna. La storia di questo nome è da rintracciare nel costume tipico della zona di trampolieri mascherati con un doppio volto in contrasto, il buono e il cattivo. Altro carnevale indimenticabile è quello di San Gavino Monreale, nel corso del quale è possibile ammirare carri/palcoscenico meravigliosamente realizzati da maestri artigiani e artisti del posto. Ad aprire le scene, il sacrificio simbolico di un pupazzo di carta pesta “Su Babalotti”, momento molto suggestivo e carico di significato.

In Barbagia, al centro dell’isola, e in particolare nel piccolo borgo di Mamoiada, si assiste alla sfilata dei Mamuthones, uomini diventati animali il 17 Gennaio, durante la notte di Sant’Antonio Abate, per dare il via al carnevale laico. Nel corso di questo rito fedele alla tradizione originaria del periodo arcaico, gli uomini incarnano i mamuthones, che con addosso quattro pelli di pecora nera, il mastrucca, e rumorosi campanacci, intonano ballate a ritmo intorno ai falò sparsi nel paese per cacciare gli spiriti maligni. Sono vestiti di velluto scuro con una maschera in legno di pero nero e la testa è cinta da un fazzoletto in lana di capra marrone. A gestire i movimenti del gruppo, le danze e cingere con delle corde giovani ragazze per buon auspicio, ci sono gli Issohadores, uomini che indossano maschere bianche senza alcuna espressione, abiti sgargianti, un corpetto rosso acceso e bottoni dorati, e in testa il tradizionale “sa berritta”. 

Per chi ama gli spettacoli cavallereschi, ad Oristano si tiene la Sortiglia, fatta di tornei, giochi e giostre a cavallo. Dal 1500 ad oggi si ripetono fedeli alla tradizione i riti della vestizione operato dalle donne, la galoppata alla stella per afferrare al volo il bersaglio, la corsa delle pariglie, con acrobazie spettacolari da parte dei partecipanti, infine, la svestizione, per congedare la festa al suono di trombe e tamburi. 

Il Carnevale sardo vi aspetta con tutti i suoi colori!